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Custode nei guai per droga e cimici, il proprietario della villa lo difende: "Parlerò con lui ma ho seri dubbi che tutto sia vero"
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17/03/2016 - (Fonte: www.ilmattino.it)

«Se gettiamo via chiunque sbaglia nella vita, lo condanniamo a sbagliare ancora», è decisamente garantista l’ingegnere Wolf Chitis, datore di lavoro di Massimo Amodio, coinvolto in un’indagine sullo spaccio di droga a Capri.
Ingegnere, come valuta la vicenda giudiziaria legata al suo dipendente di fiducia?
«L’ho appresa proprio da lui. Mi ha avvertito subito. Prima di ieri non ne sapevo nulla e per la verità pensavo si trattasse di un caso più soft. Non ho ancora approfondito».

Adesso cosa farà?
«Questa persona lavora con me da dieci anni. Non mi ha mai dato alcun problema. Lui si occupa della villa a Capri quando io e la mia famiglia non ci siamo. Lavora con rigore, è rispettoso, educato».

Al di là delle indagini sullo spaccio, c’è la vicenda della microcamera ambientale: non si sente un po’ violato nella sua privacy?
«La proprietà sull’isola è immensa, difficile tenerla sempre sotto stretto controllo. Nel parco entrano anche i cacciatori, e non escludo che potrebbero provarci anche dei malintenzionati. È possibile che Massimo l’abbia messa per controllare la casa».

Non teme che possano essere intercettati i suoi ospiti, carpiti dialoghi e confidenze?
«Chiunque potrebbe installare un aggeggio del genere ovunque, non posso preoccuparmi di queste cose. E non le temo».

Eppure durante la stagione estiva la sua casa è méta di artisti, uomini della finanza, dell’economia: alcuni sono molto appetibili negli ambienti del gossip.
«In genere si tratta di incontri tranquilli, con amici e colleghi di vecchia data in vacanza sull’isola. Con la maggioranza dei miei ospiti ci conosciamo da decenni. Credo che nessuno di noi debba sentirsi minacciato».

Su questa vicenda ha già sentito i carabinieri?
«Non ancora. Se dovessero interpellarmi direi loro quello che sto dicendo in questa intervista. Massimo Amodio in qualità di dipendente, non ha mai causato problemi».

Però ha dei precedenti, forse qualcun altro lo avrebbe licenziato.
«È un ragazzo per bene. Separato, padre di due figli, ha bisogno di uno stipendio per andare avanti. Se fosse un delinquente lo licenzierei ma a me non risulta che lo sia».

Probabilmente il custode di casa sua sarà processato.
«Ecco, dipenderà dalla sentenza. Sarà quello il momento in cui deciderò se continuare ad avere lui come factotum o se dovrò cambiare».

Ma se le ipotesi di reato risultassero fondate, come si spiegherebbe un atteggiamento del genere?
«Ho seri dubbi che sia tutto vero. È possibile che Massimo stia subendo una serie di dispetti. Lui è considerato un privilegiato, come chiunque abbia un lavoro stabile in una villa. Sull’isola è così. Non escluso che il mio dipendente abbia attirato su di sé delle invidie».

Continuerà ad aiutarlo?
«Prima di Pasqua andrò a Capri e avrò la possibilità di parlare con lui. Intanto aspetto l’esito delle indagini ed eventualmente quello del processo».

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